L'armeria Marson
In questa piccola sala pare di tornare indietro nel tempo, a quando il dott. Luigi Marson, al piano terra della sua abitazione in via Lioni, a Vittorio Veneto, accumulava armi e munizioni: era questo il luogo a lui più sacro, dove la passione e l’entusiasmo si rendevano manifesti in una ricca raccolta che occupava tutto lo spazio disponibile, quasi per un senso di profondo horror vacui.
Ecco tre vetrine: a sinistra dieci fucili dell’esercito austro-ungarico; a destra altri dieci di diverse nazioni belligeranti. Al centro, 15 fucili del regio esercito italiano, molti completi in tutte le loro parti, anche delle baionette, pronte ad essere inastate. Di fronte, due vaste panoplie: 56 pistole semiautomatiche su una, 33 per lo più rivoltelle nell’altra, in dotazione degli eserciti degli Stati belligeranti. Su un rialzo, una di fronte all’altra, due mitragliatrici con i loro treppiedi, in ottimo stato di conservazione: sono le mortifere regine che regnavano sugli italici campi di battaglia. La mitragliatrice italiana Fiat Revelli; quella austro-ungarica Schwarzlose Maschinengewehr, forse la più efficace arma da fuoco prodotta dall’industria bellica per la Prima Guerra Mondiale.
E poi sui vari ripiani proiettili d’ogni tipo, bombe a mano e d’aereo, baionette e sciabole di ufficiali. Fra le armi e le munizioni, anche qualche cimelio che ricorda le gesta dell’aviazione.