I poliibridi
Nel tentativo di trovare soluzioni alla crisi che stava affliggendo il settore, nel 1952 è stato importato dal Giappone un primo quantitativo di seme bachi poliibrido, frutto di un innovativo filone di ricerca sviluppato seguendo gli stessi principi degli studi americani sui mais ibridi.
I vantaggi in termini di produttività resi possibili dai nuovi incroci poliibridi (unione di quattro razze) hanno portato nel corso degli anni ’50 a quella che fu definita la “riconversione della bachicoltura italiana”. I bozzoli di razze pure producono dai 500 ai 1000 metri di filo di seta, mentre i bozzoli ottenuti dai poliibridi producono dai 1500 ai 2000 metri di filo di seta.